Certi progetti fotografici si concretizzano dopo mesi di riflessione, anni di lavoro e magari una vita di incubazione.
Altri progetti invece sono concepiti e partoriti così velocemente che sembrano durare lo spazio di un sogno, ma con un’intensità tale da dilatare e diluire il tempo.
Queste foto nascono da un’introspezione vissuta durante una fase di passaggio importante della mia vita, in cui molte cose sono cambiate e altre cambieranno.
La percezione di me stessa connessa a un tempo passato, un tempo presente e un tempo futuro.
L’intreccio di questi spazi temporali come diapositive dipinte proiettate ad un pubblico sempre diverso e allo stesso tempo rappresentazione di diverse fasi della vita, passata, presente e ipotetica.
Così come Penelope ogni giorni tesseva e ogni notte disfaceva il sudario di Laerte per non dover scegliere uno tra i Proci, similmente ho dipinto, cancellato e sovraimpresso immagini della mia mente che chiedevano di essere rappresentate.
Immagini che nella loro astrazione sapevo di dover esprimere anche attraverso la mia pittura, per quanto (o proprio perché) naïf e inconsapevole.
Sedute con lo sguardo rivolto verso un muro, in direzione opposta all’obiettivo, queste figure possono sembrare confinate in un presente vuoto e autistico, ma grazie al potere demiurgico dell’immaginazione e della volontà possono trasformare quello stesso muro in una tela sulla quale dipingere i propri sogni e quindi il futuro.
Un futuro in cui ci sia una maggiore apertura verso se stessi e una percezione più ampia del mondo, grazie al superamento di blocchi e condizionamenti sedimentati nel tempo. Uno slancio dentro e fuori di sé.